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Tassazione degli affitti brevi nel 2025

Fiscalità degli affitti brevi in Italia

La fiscalità degli affitti brevi in Italia ha subito importanti cambiamenti negli ultimi anni, soprattutto a seguito della crescita rapida di piattaforme digitali come Airbnb e Booking. Se possiedi una proprietà in Italia e desideri affittarla per brevi periodi, è fondamentale conoscere il quadro fiscale vigente per evitare sanzioni e ottimizzare i tuoi ricavi.

In questo articolo, offriamo una guida dettagliata, aggiornata e affidabile sulla tassazione degli affitti brevi in Italia.

Cosa si considera affitto breve?

Gli affitti brevi si definiscono come quei contratti di locazione di immobili residenziali della durata non superiore a 30 giorni consecutivi. Questa categoria include affitti a turisti, lavoratori in trasferta o studenti, purché il periodo non superi il limite indicato.

Il regime fiscale degli affitti turistici brevi è regolato dall’articolo 4 del decreto legislativo 50/2017 e prevede un’imposta sostitutiva con aliquota fissa tramite il regime semplificato della Cedolare Secca.

Cos’è la Cedolare Secca e come influisce sulla fiscalità degli affitti brevi?

La Cedolare Secca è un regime fiscale speciale e opzionale per i proprietari che affittano immobili. Consiste in un imposta sostitutiva che sostituisce la normale tassazione IRPEF e altre imposte accessorie, semplificando la gestione fiscale. Si applica un’aliquota fissa sui ricavi lordi dell’affitto.

A partire da quest’anno, le aliquote sono:

  • 21% per chi affitta una sola abitazione.
  • 26% per proprietà aggiuntive (da 2 a 4 immobili).
  • Per più di 4 immobili è obbligatorio aprire una partita IVA in quanto l’attività è considerata imprenditoriale.

Limiti di proprietà e regime fiscale

Il regime della Cedolare Secca si applica solo fino a un massimo di quattro appartamenti. Oltre questo limite, l’attività diventa imprenditoriale, con obbligo di aprire partita IVA e pagare imposte che variano tra il 23% e il 43% a seconda del reddito.

Obblighi fiscali per gli affitti brevi

Ritenuta e pagamento dell’imposta

  • Proprietari privati: se gestiscono direttamente l’affitto, devono dichiarare i redditi e pagare la Cedolare Secca nella dichiarazione dei redditi.
  • Intermediari e piattaforme online: dal 2017 le principali piattaforme come Airbnb o Booking devono trattenere il 21% (ora 26%) sull’affitto lordo e versarlo direttamente all’agenzia delle entrate, comunicando anche dati su proprietari e immobili affittati.
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Codice Identificativo Nazionale (CIN) e impatto fiscale

Dal 2017 è obbligatorio che ogni proprietà destinata agli affitti brevi abbia un Codice Identificativo Nazionale (CIN). Il codice deve apparire in annunci e contratti, e la sua assenza può comportare sanzioni.

Imposte locali

  • IMU – tassa sugli immobili; esente per la prima casa, ma dovuta se l’immobile affittato non è residenza principale.
  • Tassa di soggiorno In molte città italiane, da raccogliere dall’host e versare al comune; l’importo varia in base a località e tipologia di alloggio.

Differenze tra affitti brevi e regime ordinario

Se il proprietario non rispetta i requisiti, il reddito viene tassato con il regime ordinario IRPEF, con aliquota progressiva dal 23% al 43% sul 95% del reddito, più tasse locali e registrazione.

Novità fiscali recenti

Il governo italiano ha inasprito la fiscalità degli affitti turistici brevi per la scarsità di abitazioni nelle principali città. Le principali novità sono l’aumento dell’aliquota al 26% e la riduzione del numero massimo di proprietà affittabili. Inoltre, l’agenzia delle entrate ha intensificato i controlli e la cooperazione con le piattaforme digitali per contrastare frodi ed economia sommersa.

Conclusioni

La fiscalità degli affitti brevi in Italia è diventata più complessa e rigorosa. La Cedolare Secca rimane conveniente per i piccoli proprietari entro i limiti stabiliti. È essenziale aggiornarsi sulle novità legislative, rispettare gli obblighi e, in caso di dubbi, rivolgersi a consulenti fiscali o fonti ufficiali.

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